Biografia (prima parte)
Harry MacElhone nasce a Dundee, in Scozia, nel 1890, a quanto pare figlio di un mugnaio. Le uniche notizie certe su di lui iniziamo ad averle quando, già adulto, lo ritroviamo a lavorare nei bar della Costa Azzurra e poi nel “New York Bar” di Parigi che il fantino Milton Henry aveva smontato pezzo a pezzo e trasferito da Manhattan alla capitale francese, in Rue Daunou, nel 1911; il nome di Ted Sloane che spesso compare nelle fonti è in realtà quello di un altro fantino che gestì il locale prima di MacElhone. Con lo scoppio della Grande Guerra Harry si trasferì a Londra dove, già abbastanza noto, lavorò al Ciro’s Club e firmò il primo dei suoi capolavori, lo White Lady (che però prima di giungere all’attuale formulazione passò attraverso versioni con crema di menta e brandy; secondo altri invece il cocktail fu ideato da Harry Craddock).
Il manuale
La notorietà gli consentì di pubblicare nel 1921 un testo destinato a divenire un classico della mixologia, Harry of Ciro’s ABC of Mixing Cocktails, nelle edizioni successive semplicemente Harry’s ABC of Mixing Cocktails. Parliamo di testo fondamentale perché fornisce sia pratiche nozioni di gestione di un american bar, dalla disposizione della postazione di lavoro al rapporto con i dipendenti e la clientela – come già aveva fatto il pioniere Harry Johnson – sia per la qualità delle oltre 300 ricette presenti. Per citarne alcune, dalle varie edizioni, abbiamo Sidecar, French 75, Monkey Gland, Boulevardier, Bloody Mary (la cui paternità è rivendicata anche da Fernand Petiot, uno dei barman dell’Harry’s New York Bar), Old Pal, tutte inventate o codificate o modificate da MacElhone; altre ricette classiche (Adonis, Bamboo, Alexander, Bacardi, Bronx, ecc. ecc.) sono presentate in ricette efficaci o con interessanti varianti. Scorrendo il testo, infatti, non si ha quell’impressione di “datato” e irriproducibile che si prova leggendo molte delle pagine scritte da Jerry Thomas, per citare un altro grande, ma si rimane stupiti dalla quantità di cocktail semplici (spesso due-tre ingredienti o poco più) ma di evidente efficacia; si tratta sicuramente di un testo da utilizzare ancora oggi come ricettario, ma anche da cui prendere ispirazione per ideare nuovi drink. Vediamo alcuni esempi scelti veramente a caso dall’edizione del 1926:
82. Dubonnet Fizz: il succo di mezza arancia, il succo di mezzo limone, 1 teaspoon di Cherry Brandy, 1 glass (?) di Dubonnet. Shakerare, filtrare in bicchiere da vino e colmare con soda.
127. Harry’s Cocktail: 2/3 gin, 1/3 Cinzano rosso, 1 dash di Assenzio, 2 rametti di menta fresca. Shakerare e filtrare in una coppetta, guarnire con un’oliva.
225. Quaker’s Cocktail: 1/3 brandy. 1/3 rum, 1/6 succo di limone, 1/6 sciroppo di lampone. Shakerare e filtrare in coppetta
Biografia (seconda parte)
Tornando a seguire la vita del nostro, lo troviamo nuovamente a Parigi nel 1923, quando rileva il New York Bar in cui aveva lavorato e gli cambia nome in Harry’s New York Bar (attivo ancora oggi e sempre gestito da membri della famiglia MacElhone), che divenne uno dei punti di ritrovo di personaggi come Hemingway, Gershwin, Bogart, Stein, Fitzgerald, Coco Chanel e altre celebrità nei decenni successivi. Dal 1924 nel bar di Harry i cittadini americani di passaggio a Parigi votano il loro candidato alle Presidenziali in un sondaggio non ufficiale; tranne rare eccezioni – 1976, 2004, 2016 – il risultato dell’insolito “seggio” ha rispecchiato quello poi uscito nelle elezioni vere e proprie. Dopo il periodo di esaltazione e di festa del Primo Dopoguerra, con notti brave e alcoliche all’Harry’s Bar, venne il periodo cupo dei fascismi europei e della Seconda Guerra Mondiale. Quando i Tedeschi invasero Parigi MacElhone fuggì in Inghilterra e lavorò, anche sotto le bombe, per alcuni dei migliori locali di Londra. Terminato il conflitto continuò la sua attività, mostrando la sua maestria anche a New York, al Plaza Hotel. Morì a Parigi nel 1958.
Altre creazioni
Ci piace infine ricordare Harry MacElhone anche per il suo spirito scherzoso e goliardico, che lo portò a fondare nel 1924 la I.B.F., International Bar Flies, associazione pseudo-segreta che raccoglieva beoni e baristi di tutto il mondo, all’insegna del buon bere ma anche del divertimento. Dell’associazione fecero parte anche i barman Fernand Petiot e Frank Meyer e oltre 500 “trap”, ovvero i bar affiliati. La storia dell’istituzione, le sue assurde e grottesche regole (Rule n.9: Those seeing cerise cats with purple ears should keep it to themselves. Traps are not zoological gardens), ricette di cocktail e aneddoti vari sono gli ingredienti del meno celebre dei due libri di MacElhone, ovvero Barflies and Cocktails – 300 Recipes del 1927. Noi ve lo raccomandiamo caldamente.
Riferimenti
J. Brown, A. Miller, Viaggio di spirito: la storia del bere vol. 2, dagli osti ai mixologist, Readrink 2014
https://www.diffordsguide.com/encyclopedia/2859/people/harry-macelhone
https://www.bargiornale.it/il-bibliotecario/abc-of-mixing-cocktails-harry-mcelhone/ Per scaricare la riproduzione anastatica in inglese del manuale “Harry’s ABC of Mixing Cocktails (ed. 1926).
https://www.bargiornale.it/il-bibliotecario/barflies-and-cocktails-di-harry-mcelhone-e-wynn-1927/ Per scaricare la riproduzione anastatica in inglese del libro Barflies and Cocktails – 300 Recipes.